Comprensione della natura e dell’uomo nelle filosofie del V secolo. (Delia Venturini)

7. Medicina e matematica fra filosofia, tecnica e musica Nella Grecia del V secolo si affermò anche una nuova scienza: la mediana. La contrapposizione tra una medicina razionale e naturalistica ed una medicina da sacerdoti i quali, ricorrono al divino perché non sanno spiegare l’umano, è descritta in uno dei piú famosi testi della medicina ippocratica del V secolo, il Male sacro.In quest’opera si apperma che l’epilessia, come le altre malattie; si ha per cause naturali e non per l’intervento divino.Circa il male possiamo dire che gli uomini lo ritennero in qualche modo come opera divina per inesperienza e stupore, poichè per nessun verso somiglia alle altre. Tale carattere divino viene confermato per la difficoltà che essi hanno a comprenderlo.Si ritiene che i primi a conferire un carattere sacro alla malattia siano stati proprio gli uomini come maghi, purificatori, ciarlatani e impostori,i quali si ritengono superiori poichè “vedono più lontano”.Questi dunque utilizzarono il divino per nascondere la propria sprovvedutezza dato che non sapevano con quale terapia potessero dar giovamento e ,per fare in modo che la loro ignoranza non fosse resa pubblica, identificarono il male come qualcosa di sacro. Il male, in realtà, non è qualcosa di divino poichè nella maggior parte dei casi nasce da una causa razionale dalla quale ciascuna dipende: il cervello.Egli, infatti, afferma che il cervello governi sull’uomo e, finchè è sano, avverte dei mutamenti che avvengono nell’aria;da esso procede la saggezza; le altre parti del corpo lo servono in base a come esso le comanda .Come possiamo notare, lo sviluppo riguardante le pratiche magiche di “guaritori” non fu lineare e semplice. In Grecia, infatti,già dopo il V secolo,la medicina religiosa e medicina “laica” seguono lo stesso ritmo, così come l’influenza della scienza medica orientale, specialmente egiziana, si fa sentire sia sull’una e sull’altra. Scrivere una formula magica su di un papiro, macerarlo e dare da bere la pozione all’ammalato, oppure eseguire un delicato intervento sul cervello, erano due operazioni che i media dell’Egitto del secondo millennio a.C. eseguivano con molta facilità. In Grecia ,dal secolo VIII in poi, la mentalità sviluppatasi richiamava all’eroe tessalo che, ben presto ,divenne il prototipo della figura del medico: Asclepio. Infatti, V secolo, quando con la scuola ippocratica di Cos la medicina divenne una vera e propria scienza, contemporaneamente Asclepio viene divinizzato e sorgono i primi templi in suo onore. Ippocrate, quindi, sosteneva che solo una considerazione globale di tutto il contesto divita del malato permette di comprendere e sconfiggere la malattia.Così,come per la filosofia e le scienze naturali, quando parliamo di “nascita” della medicina, quindi, non intendiamo un qualcosa che viene fuori dal nulla o l’improvvisa apparizione di un sapere che prima era assolutamente sconosciuto, ma si fa riferimento ad una mentalità e ad un atteggiamento culturale nuovi che portano alla ricerca quindi alla conoscenza e al sapere.La medicina non è dunque la filosofia né la matematica: il suo discorso deve basarsi sull’osservazione diretta e sull’esperienza. LA MEDICINA GRECA

Già a partire dalla mitologia greca e romana possiamo trovare una moltitudine di divinità mediche. Apollo,ad esempio, è considerato il fondatore dell’arte Medica al quale i Romani gli attribuirono anche il nome di Medicus. Altre figure importanti per la medicina greca furono: Pallade Atena legislatrice sanitaria, Chirone fondatore e maestro della medicina; il troiano Iapige medico di Enea che, secondo la leggenda, un giorno Apollo, colto da indomabile amore per il giovane, gli offrì le sue arti, ma Iapige, per salvare il padre morente, preferì imparare l’arte della medicina. In Tessaglia Asclepio,allievo di Chirone, compie guarigioni miracolose che spesso avvengono durante il sonno tramite il contatto col dio o col serpente.Il simbolo della medicina,infatti, è proprio il serpente, animale sacro perché ritenuto immune dalle malattie. Secondo un’altra versione nel simbolo non è rappresentato un serpente, ma l’estirpazione del Dracunculus medinensis o serpente di Medina. Il serpente aveva un’importante funzione pratica nella medicina antica: nel tempio di ogni città c’era una sorta di cunicolo con i serpenti. Il tempio, infatti, non era solo un luogo di devozione, ma anche un luogo dove si portavano i malati. Nota a quel tempo era, infatti, la fossa dei serpenti. Essa serviva a spaventare il paziente, a cui probabilmente venivano date anche delle pozioni, per indurre uno stato di shock e fargli apparire il dio che così lo guariva. Asclepio, cosi,sostituì Apollo come dio della medicina. Il culto di Asclepio, introdotto ad Atene nel 429 a.C. fu portato poi anche a Roma dove nell’isola Tiberina fu fondato il primo tempio di Esclulapio. La medicina praticata in grecia ,infatti, era una sottocategoria della medicina mitologica tanto da essere conosciuta con il nome di medicina eroica. Igino Astronomo considerò, inoltre, Apollo come il primo oculista probabilmente perchè viene spesso cofuso con il sole che sconfigge l’oscurità della notte e quindi ha il potere di far scomparire il velo che offusca la vista. Omero,invece, considerava Apollo il dio iniziatore dell’arte sanitaria, nell’Iliade rivela una notevole conoscenza del trattamento delle ferite e di altre lesioni tramite chirurgia, la quale veniva già riconosciuta come specialità distinta dalla medicina interna..La medicina greca più antica era collegata alla magia e agli incantesimi; infatti, col passare del tempo, la medicina prese sempre più le distanze dalla religione fino ad arrivare alla medicina razionale di Ippocrate, che segnò il limite tra razionalità e magia. LA MEDICINA PRE-IPPOCRATICA Tra le più importanti scuole pre-ippocratiche troviamo la scuola di Mileto e quella Pitagorica. La scuola di Mileto fu quella più antica risalente al VII a.C.L’argomento principale trattato dai maestri fu lo studio dell’uomo e della sua natura. I principali esponenti di questa scuola furono Talete, Anassagora e Anassimandro. Il primo è ricordato soprattutto per la ” teoria degli elementi” ,secondo la quale,Talete afferma che l’universo è costituito da 4 elementi fondamentali: aria , acqua, terra e fuoco. Anassagora fu il primo a ritenere che per la nascita di una nuova vita è necessario il contributo di entrambi i genitori. Anassimandro, invece, osservò che durante le sue prime fasi, l’embrione umano è simile a quello di un pesce. I filosofi di Mileto, inoltre, capirono che il cervello è il centro di controllo delle funzioni psichiche e somatiche, e che gli organi di senso sono connessi ad esso attraverso canali di comunicazione (i nervi). A questa istituzione seguì la scuola pitagorica. Essa trova le sue origini a Crotone nel VI sec. a.C. Il suo fondatore fu Pitagora un grande matematico nato nell’isola di Samo. A lui èattribuita la “teoria dei numeri”. I numeri sono divisi in pari e dispari; il disordine e il male stanno sempre dalla parte dei pari. Attraverso i numeri è possibile spiegare ogni cosa: quello che è il mondo, il comportamento degli astri, l’alternarsi delle stagioni, le armonie della musica. Possiamo definire quindi la filosofia pitagorica dualistica in quanto basata sulla contrapposizione tra bene e male, il limite e l’infinito, il dispari e il pari. Uno dei più importanti allievi di Pitagora fu Alcremone di Crotone. Egli fu il primo ad avere l’idea che l’uomo fosse un microcosmo costituito dai 4 elementi individuati da Talete. Alcmeone fu anche il primo ad individuare nel cervello l’organo più importante, come sede dei sensi.Alcmeone stabilì che il cervello doveva essere l’organo che comandava l’organismo. Fino a quel momento il cervello non aveva mai avuto un’importante funzione secondo quelle che erano le credenze e gli studi dell’epoca in quanto veniva visto negli animali sacrificati come una massa gelatinosa e fredda di scarso interesse . La cosa più sacra era il corpo.Inoltre, lui credeva che lo stato di salute derivasse dall’equilibrio degli elementi che chiamò isonomia o democrazia,mentre lo stato di malattia derivava dalla monarchia, ovvero dal prevalere di un elemento sugli altri. LA MEDICINA IPPOCRATICA Ippocrate Ippocrate di Coo o Kos è stato un medico greco antico tanto importante da poterlo definire un personaggio leggendario. Egli fu considerato il padre e fondatore della medicina . Le sue teorie influenzarono i medici dell’occidente per circa 2000 anni. Figlio di Eraclide e di Fenarete, visse nell’isola di Kos, nel Dodecanneso, dove si sviluppò la scuola razionale. Proveniva da una famiglia aristocratica con interessi medici, i cui membri erano già appartenuti alla corporazione dgli Asclepiadi. Il padre era egli stesso un medico che affermava di essere un discendente diretto di Asclepio, dio della medicina. Fu proprio il padre insieme ad Erodico ad insegnare al giovane Ippocrate l’arte medica. Egli lavorò a Kos, ma viaggiò moltissimo, visitò tutta la Grecia ed arrivò persino in Egitto e in Libia. Operò nell’area del Mediterraneo e nei suoi viaggi toccò la Sicilia, l’Egitto, Alessandria, Cirene, Cipro. Alla sua epoca l’Egitto era il paese ritenuto più avanzato nella cultura scientifica e tecnologica, nonché nell’aritmetica e nella geometria. Quasi tutti i medici laici viaggiavano molto per curare i malati e studiare le metodologie di cura. Fondò una scuola di grande successo. Ippocrate fu il primo a criticare la visione cardiocentrica secondo cui il cuore era l’organo centrale del corpo e la sede delle funzioni mentali.La vera e propria medicina razionale è da attribuire ad Ippocrate. La base della medicina razionale è la negazione dell’intervento divino nelle malattie. Anche la famosa malattia sacra, l’epilessia, fu attribuita ad una disfunzione dell’organismo. Ippocrate introdusse un concetto innovativo: la malattia e la salute di una persona dipendono dalle specifiche circostanze umane della persona stessa e non da superiori interventi divini. Egli infatti elaborò la “teoria degli umori” nella quale affermava che le malattie si originassero da uno squilibrio dei quattro umori del corpo umano: sangue, flemma, bile biancae bile nera, che combinandosi in differenti maniere conducono alla salute od alla malattia; L’acqua che è umida e fredda corrisponderebbe alla flemma (o flegma) che ha sede nella testa, la terra per il colore corrisponderebbe alla bile nera che ha sede nella milza, il fuoco, caldo e secco, alla bile gialla (detta anche collera) che ha sede nel fegato, l’aria che è dappertutto al sangue la cui sede è il cuore. Agli umori furono fatte corrispondere anche le stagioni: la prima stagione, quella del sangue e dell’aria corrispondeva alla primavera, l’estate era quella del fuoco e della bile, l’autunno era quella della terra e dell’atrabile e l’inverno era la stagione dell’acqua, della pituita e del cervello. Fu fatto anche un parallelismo con le quattro età della vita, infanzia e prima giovinezza, giovinezza matura; età virile avanzata, ed infine età senile. Nonostante questa teoria umorale fosse una delle più conosciute, l’elemento principale sul quale il filosofo fondò i suoi studi, non fu la malattia ma l’uomo. La sua medicina infatti viene definita olistica: basata sull’uomo o microcosmo.Egli riteneva una cosa fondamentale affidarsi alle forze guaritrici della natura, osservare attentamente il malato ed intervenire il meno possibile, fare attenzione all’alimentazione e alla salubrità dell’aria. Egli comunque disse di utilizzare metodi ben precisi per curare i propri pazienti. Uno tra i più noti era quello che permetteva di correggere la gobba. Per fare ciò aveva ideato la scala ippocratica. Il paziente veniva legato con delle cinghie di cuoio lungo questa scala; questa veniva poi sollevata ad una determinata altezza dal suolo in modo tale che il paziente rimanesseappeso a testa in giù. Ciò provocava un allungamento della colonna vertebrale, sottoposta ad allungamento da parte della forza di gravità con conseguente dilatazione degli spazi intervertebrali. Ritornando alla medicina umorale di Ippocrate, riguardo alla febbre, gli studi effettuati negli ultimi due decenni, hanno confermato la teoria secondo la quale il ruolo della febbre è un meccanismo di difesa dell’ organismo contro le infezioni; inoltre è approvato che l’ aumento della secrezione di ormoni da parte dell’ organismo ha lo scopo di difendere l’ individuo da situazioni di emergenza come ad esempio la secrezione di adrenalina nel corso di una reazione di paura o di fuga e in situazioni fisiologiche come ad esempio la secrezione degli ormoni della crescita durante lo sviluppo. ‘E sottinteso che queste meccanismi recano beneficio all’ individuo quando agiscono a breve termine; in caso contrario il loro effetto è patologico. Ippocrate inventò la cartella clinica e teorizzò la necessità di osservare razionalmente i pazienti prendendone in considerazione l’ aspetto ed i sintomi; introdusse, per la prima volta, i concetti di diagnosi e prognosi. Fu il creatore della semeiotica: associò a ciascuna malattia una serie di sintomi e insegnò a cercare i segni del disturbo attraverso l’ispezione del corpo, la palpazione e l’ascoltazione del torace. Ippocrate somministrava veri farmaci, secondo il principio del “contraria contraris” (la sostanza attiva deve avere un’azione contraria agli effetti della malattia). I farmaci ippocratici erano di origine vegetale, minerale, animale e provenivano dalla tradizione medica egiziana e orientale. Il giuramento di Ippocrate Il Giuramento di Ippocrate è il giuramento che tutt’ ora nel vecchio continente, medici ed odontoiatri prestano prima di iniziare la professione. Ippocrate lo formulò nel 430 a.C., è attribuito alla sua scuola e codifica la figura del medico. La versione italiana: – “Giuro ad Apollo medico, Asclepio, Igea e Panacea, prendendo come testimone tutti gli dei e le dee, di tenere fede secondo il mio potere e il mio giudizio a questo impegno: giuro di onorare come onoro i miei genitori colui che mi ha insegnato l’arte della medicina (concetto di allievo e maestro) e di dividere con lui il mio sostentamento e di soddisfare i suoi bisogni, se egli ne avrà necessità; – di considerare i suoi figli come fratelli, e se vogliono imparare quest’arte, di insegnarla a loro senza salario nè contratto; – di comunicare i precetti generali, le nozioni orali e tutto il resto della dottrina ai miei figli, ai figli del mio maestro e ai discepoli ingaggiati ed impegnati con giuramento secondo la legge medica, ma a nessun altro (concetto della casta). – Applicherò il regime dietetico a vantaggio dei malati, secondo il mio potere e il mio giudizio, li difenderò contro ogni cosa nociva ed ingiusta. – Non darò, chiunque me lo chieda, un farmaco omicida (rifiuto dell’eutanasia), nè prenderò iniziativa di simile suggerimento, nè darò ad alcuna donna un pessario abortivo. – Con la castità e la santità salvaguarderò la mia vita e la mia professione. Non opererò gli affetti da calcoli e lascerò questa pratica a professionisti”. (chirurghi). -“In qualunque casa io entri sarà per utilità dei malati, evitando ogni atto di volontaria corruzione, e soprattutto di sedurre le donne, i ragazzi, liberi e schiavi. – Le cose che nell’esercizio della mia professione o al di fuori di essa potrò vedere o dire sulla vita degli uomini e che non devono essere divulgate le tacerò, ritenendole come un segreto (concetto di segreto professionale). – Se tengo fede sino in fondo a questo giuramento e lo onoro, mi sia concesso godere dei frutti della vita e di quest’arte, onorato per sempre da tutti gli uomini e se lo violo e lo spergiuro che mi accada tutto il contrario”. -GIIURAMENTO MODERNO “Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: *di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; *di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; *di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; *di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; *di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; *di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; *di evitare, anche al di fuori dell’ esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione; *di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; *di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; *di prestare assistenza d’ urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell’Autorità competente; *di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; *di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; *di astenermi dall’ “accanimento” diagnostico e terapeutico. LA SCUOLA DI COO(IV sec. a.C.) La scuola di Coo (Grecia) sopravvisse alla morte di Ippocrate grazie all’opera dei suoi discendenti: i figli Tessaloe Draconee in seguito i nipoti. Ne fecero parte medici molto famosi come Diocle e Prassagora;questi parteciparono attivamente al dibattito dell’epoca tra Dogmaticied Empirici. I primi consideravano il ragionamento e la logica come base per la medicina; i secondi davano più importanza all’osservazione delle evidenze, rifiutando i ragionamenti e le ricerche. Sia Diocle, sia Prassagora si schierarono con i dogmatici; tuttavia, essi accolsero e fecero fruttare lo spirito pratico tipico degli empirici. GALENO Galeno ,nato a Pergamo nel 129 può essere considerato il secondo padre della medicina antica dopo Ippocrate.Il padre lo indirizzò verso gli studi di medicina verso iquali mostrò molta attenzione e interesse. Frequentò da giovane le tradizionali 4 scuole filosofiche (platonica, aristotelica ,epicurea e stoica) e a Smirne seguì l’ insegnamento del platonico Albino. Molto importante nella sua vita e per la sua professione fu l’incarico di medico dei gladiatori nella sua città natale; grazie aduna tale esperienza riuscì a studiare da vicino le problematiche chimiche che una simile condotta di vita comportava.Come medico dei gladiatori studiò le ferite. Si rese conto che una lesione sui nervi esterni della colonna produce insensibilità nel tronco da quel punto in giù. Dimostrò ,inoltre, che le arterie trasportano sangue ed effettuò i primi studi sulle funzioni dei nervi del cervello e del cuore. Grazie ad un soggiorno ad Alessandria riuscì ad apprendere la pratica della dissezione anatomica . In seguito si recò a Roma da Marco Aurelio come medico di corte . Durante questo periodo Galeno scrisse numerose opere ,molte delle quali ci sono state conservate . Tra queste è stata trovata una frase motlo significativa che è importante ricordare: ” la natura ha dato all’uomo la mano per scrivere”. Si può affermare ,quindi ,che sia stato proprio Galeno a portare la medicina al suo pieno sviluppo. Egli ,infatti, rifondò la medicina come sapere globale. In tal caso il termine globale intende sottolineare l’unione del sapere scientifico, filosofico e letterario.In primo luogo il filosofo può essere definito un aristotelico.Egli infatti, avanza una concezione finalistica ( teleologica ) della natura.Egli vedeva la vera causa di ogni cosa nel fine che essa è destinata a compiere nell’ordine provvidenziale dell’universo. Nello scritto Sull’ uso delle parti egli tenta di spiegare la conformazione dei vari organi del corpo umano in base alle funzioni che ciascuno di essi deve assolvere . In un punto, se così sipuò dire,egli si discosta dalla visione aristotelica avvicinandosi più a quella platonica in quanto egli interpreta il finalismo della natura in termini di provvidenza divina.Fu un osservatore attento e acuto e anche un abile sperimentatore. Secondo Galeno ,le vita è strettamente connessa con il pneuma ( soffio, spirito) che identifica con tre forme:

spirito animale che ha sede nel cervello e governa la sensibilità; spirito vegetale che risiede nel cuore e governa la circolazione del sangue e il calore del corpo; spirito naturale che riseide nel fegato e governa la produzione del sangue e l’alimentazione.

La vera tradizione medica é per lui rappresentata da Ippocrate. Infatti,per quanto riguarda gli studi sulle malattie egli fece affidamento soprattutto alla teoria degli umori. Galo è convinto che la malattia sia dovuta dall’alterarsi di quell’equilibrio particolare tra gli uomini che caratterizza l’individuo sano. Galeno per le terapie utilizzava una grande quantità di cerotti, acqua e unguenti, ma il principale, quello più importante era la “teriaca”: un rimedio universale capace di risolvere qualsiasi problema. questa era composta da sessantasette ingredienti, tra i quali escrementi ,sangue e grasso di vari animali e vipere lessate.

A cura di Delia Venturini.

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Un pensiero su “Comprensione della natura e dell’uomo nelle filosofie del V secolo. (Delia Venturini)

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